a Coletti
A Coletti, poche case allineate lungo un sentiero, le S.S. radunarono ventidue persone davanti alla porta di una stalla e le annientarono.
Subito dopo altra gente venne radunata in uno spiazzo.
Passò un ufficiale ed ordinò di fare presto a sparare ma, appena questi si fu allontanato, un soldato fece un gesto: come per dire a quei disperati di chinarsi.
Quando fu certo che tutti si fossero abbassati, sparò due raffiche di mitra per far sentire di avere eseguito gli ordini e spinse le persone a fuggire.
Gli altri suoi camerati, diretti verso i Molini - dove alla fine furono contati quindici cadaveri - continuavano intanto ad uccidere coloro che incontravano lungo il sentiero boschivo.
Fra le vittime di Coletti una bimba di venti giorni, Anna Pardini, fu raccolta ferita da un proiettile alle braccine e trasportata al pronto soccorso di Valdicastello.
Al momento degli spari la madre Bruna Farnocchi la prese in braccio e la strinse al seno.
Colpita a morte nascose il corpo di Anna che fu ritrovata piangente tra le braccia del cadavere della madre.
La lattante è deceduta un mese dopo nonostante amorosi tentativi di sottrarla ad un così tremendo destino.
Questo il racconto della sorella Cesira Pardini: "A Coletti ero stata la prima ad accorgermi dell'arrivo dei soldati.
Saranno state le sette del mattino.
Alcuni tedeschi camuffati ci gridarono frasi incomprensibili, ma ci fecero intendere che dovevamo metterci al muro di una stalla e poi cominciarono a sparare.
Gli altri rimasero tutti uccisi.
Io riuscii a scampare miracolosamente: mentre la gente cadeva a terra, il peso degli altri fece aprire una porta ed io mi ritrovai sospinta dentro la stalla.
Ero ferita alla gamba destra e al braccio sinistro.
I tedeschi se ne andarono e poi tornarono.
Quando uscirono di scena, una mezz'ora dopo, sortii e trovai le mie sorelle Maria ed Anna ferite.
Anna aveva venti giorni e la strappai dalle braccia di mia madre morta.
La piccoletta era ancora viva, ma aveva le manine troncate; il suo faccino, quando la raccolsi era intriso di latte e di sangue.
Morì il 4 settembre nella casa di Cacciadiavoli.
Anche mia sorella Maria fu trasportata allo stesso ospedale, a Valdicastello, ma lei morì lì.
La mamma invece era stata falciata con altre ventidue persone.
Di undici familiari, ci salvammo in cinque.
La mia casa era stata bruciata con tutte le altre.
Riuscimmo a seppellire i nostri morti solo dopo tre giorni".
fonte: " Versilia la strage degli innocenti "
di Giorgio Giannelli (ed. Versilia Oggi 1997)