Il Paese di Sant'Anna di Stazzema
Sant'Anna e' un piccolo paese dell'Alta Versilia situato nel Comune di Stazzema (Lucca) ad un'altezza di 660 mt s.l.m.
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Situato in una conca naturale, e' dominato dal Monte Lieto (m. 1016) e dal Monte Gabberi (m. 1108); dal borgo parte il canale dei Mulini che si allunga fino a Valdicastello, paese natale di Giosue' Carducci.
Intorno al paese di Sant'Anna, vi sono parecchie borgate e case sparse che prendono nomi diversi:
Monte Ornato, l'Argentiera, Vallecava, Vaccareccia, i Bambini, il Moco, il Colle, Fabbiani, Sennari, le Case di Berna, Vinci, Franchi, le Case, il Pero, i Merli, i Coletti e piu' giu', verso Valdicastello, i Mulini.
Facente parte, anticamente, del comunello di Farnocchia, di cui ne costituiva l'alpeggio, divenne in seguito luogo di abituale permanenza.
Sul Colle di Cava s'innalza il Monumento Ossario che raccoglie i resti dei 560 Martiri.
L'opera in pietra locale, realizzata nel 1948 su progetto dell'Arch. Tito Salvatori accoglie, sopra la fossa comune, una scultura di Vincenzo Gasperetti che rappresenta una giovane madre che stringe teneramente al petto, nell'abbraccio di morte, la figlioletta uccisale.
a popolazione di Sant'Anna (circa 400 abitanti) e' costituita da gente semplice, dedita all'agricoltura montana, alla pastorizia ed al lavoro nelle vicine miniere di ferro di Monte Arsiccio , nell'estate del 1944, aveva dato ospitalita' ad oltre mille sfollati provenienti prevalentemente dalla piana della Versilia, ma anche da zone piu' lontane: La Spezia, Genova, Piombino, Livorno, Roma e Napoli, che cercavano di sfuggire alla furia della guerra.
Sant'Anna, cosi' sperduta tra i boschi e priva di strade carrozzabili e defilata rispetto al fronte Appenninico della Linea Gotica, venne considerata da residenti e sfollati come zona apparentemente sicura.
L'eccidio di Sant'Anna, con il massacro dei 12 di Mulina, dei 6 di Capezzano Monte e dei 14 di Valdicastello, tremendi fatti di un'unica giornata di sangue, rappresenta senza dubbio una delle piu' orrende stragi nazi-fasciste dell'estate '44 e trova le sue "motivazioni", se motivazioni possono chiamarsi le cause di tanto scempio bestiale, nel piano strategico che vide i nazisti all'offensiva con lo scopo di provocare la disfatta o almeno l'allontanamento dei partigiani.
Il fine era conseguire, con l'applicazione del massacro indiscriminato, la condizione di "terra bruciata" indicata da Kesselring.
All'alba del 12 agosto 1944 quattro colonne di SS (circa 400 uomini) guidate da spregevoli fascisti locali e comandate, quasi sicuramente, dal maggiore Walter Reder , provenienti da Monte Ornato, Farnocchia, Mulina e valdicastello, piombarono sul paese braccando, uccidendo e bruciando nelle case gli abitanti e gli sfollati.
Le piccole borgate furono ben presto roghi di donne, bambini, vecchi, animali e masserizie; la paglia servi' per accendere il fuoco e i pavimenti di tavole ne favorirono il rapido diffondersi.
Alla Vaccareccia oltre cento persone furono rinchiuse in tre stalle e massacrate con bombe a mano e poi con il fuoco a divorare e distruggere; al Colle, al Moco, ai Franchi, alle case, la maggior parte degli uomini riusci' a mettersi in salvo poiche' pensavano ad un rastrellamento, le SS, invece colpirono senza pieta', gli inermi rimasti.
Gli abitanti dei Vinci, del Pero, gli sfollati raccolti nelle scuole e nella canonica e nelle altre case sparse, furono ammassati sulla piazza della Chiesa per essere trucidati e dati alle fiamme con la benzina e le panche sottratte alla chiesa stessa.
Fra essi mori' Don Innocenzo Lazzeri, medaglia d'oro al Valor Civile, che non volle seguire il padre nella ricerca della salvezza per restare con i suoi parrocchiani.
La stragrande maggioranza dei 132 cadaveri non sono stati identificati, alcuni degli oggetti ritrovati nella cenere sono oggi esposti in una teca al Museo.
Dei tanti episodi che sarebbe possibile narrare e' rimasto particolarmente vivo nella memoria collettiva il gesto di ribellione di Genny Bibolotti Marsili, una giovane madre che, nascosto il bambino in una nicchia, trovo' la forza e il coraggio di scagliare uno zoccolo contro i suoi massacratori.
Ai Coletti ed ai Mulini le SS massacrarono gli ultimi prima di scendere a Valdicastello, lasciandosi dietro 560 Vittime innocenti, delle quali circa 150 erano bambini sotto i 14 anni.
Le testimonianze dei superstiti asseriscono che alcuni di essi cantavano accompagnandosi con una fisarmonica, altri confermano che furono fascisti con il volto coperto a guidare i nazisti nella strage.
Nel fondo valle, a Valdicastello, uccisero i 14 uomini utilizzati da Sant'Anna quali portatori e rastrellarono un migliaio di uomini, molti furono inviati in Germania; 53 di essi vennero impiccati a Bardine San Terenzo, il 19 agosto '44.
Sant'Anna, Vinca, San Terenzo, Valla, Bergiola, Marzabotto, il programma criminale di Kesselring si compie in tutte le sue parti.
Mancini Enio

 

 

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