martedì 13 agosto 2002

A 58 anni dalla strage di Sant'Anna di Stazzema parla il procuratore militare De Paolis che conduce l'inchiesta

Il Presidente della Repubblica: «La memoria storica è un dovere»

«C'è qualcosa in questo paese, come se qui non ci fosse nient'altro che la strage»: Marco De Paolis, procuratore militare a La Spezia, impegnato nella ricerca della verità sui tragici fatti del 12 agosto 1944, ha voluto salire a Sant'Anna 58 anni dopo i fatti su cui è chiamato a indagare.
Sul sagrato dell'ossario che guarda il mare, De Paolis guarda le lapidi, la lastra di marmo che grida nomi, cognomi, età dei morti.
E non si sottrae alle domande dell'onorevole Carlo Carli, dell'assessore regionale Montemagni, del vicario della Versilia, don Danilo D'Angiolo, dei giornalisti.
Le note di «Bella Ciao» lasciano il posto al silenzio della valle.
Lo stesso silenzio, lo stesso mare, lo stesso cielo che un 12 agosto mai dimenticato videro la vita del paese spazzata via dal crepitare dei mitra e dal fuoco dei lanciafiamme.
Sono passati quasi sessant'anni da quel giorno maledetto in cui i soldati nazisti salirono fino al paese, attraverso il bosco, di notte, per la vecchia mulattiera che parte dal Val di Castello, e sterminarono 560 persone tra donne, bambini, vecchi.
Mezzo secolo e la memoria non basta - come dice il sindaco di Stazzema Lorenzoni nel suo intervento - se non è accompagnata dalla giustizia.
Giustizia il cui peso, oggi, è tutto sulle spalle della procura militare di La Spezia e di Marco De Paolis che vuole capire e chiede di essere accompagnato a vedere le lapidi, la chiesa il museo e poi commenta attento: «Qui l'orologio si è fermato a quel giorno».
«E' un'attesa di verità - spiega don Danilo - che prima è sciolta e meglio è.
Per cacciare le ombre, per chiudere le polemiche, le contrapposizioni che negli anni si sono susseguite».
Dalla discussione sulla presenza o meno di partigiani a Sant'Anna a quei nomi, sempre indicati e mai certi, dei fascisti che qualcuno vide accompagnare al paese i soldati tedeschi.
Tanto che ancora ieri una donna tra i tanti anziani presenti alla cerimonia raccontava di un foglio, un elenco di nomi, che qualcuno consegnò alla divisione di Hitler sul piazzale della chiesa.
Bisogna fare in fretta, chiedono gli esponenti politici che hanno sollecitato più uomini per la Procura militare titolare dell'indagine.
E qualcosa si sta muovendo, spiega De Paolis annunciando l'imminente arrivo di un applicato e l'attenzione da parte del Consiglio della magistratura militare.
Meno certi sono i tempi in cui l'indagine potrà essere conclusa: «Non si tratta certo di crimini ordinari -precisa il procuratore-.
Stiamo facendo tutto quello che la legge ci impone di fare, ma certo siamo in presenza di un fatto che si colloca nell'eccezionalità».
La barbarie, lo sterminio di inermi, la distruzione sistematica di paesi come quelli posti lungo la Linea Gotica: non c'è codice militare che tenga, che consenta, che giustifichi la morte di Anna Pardini, un mese per nascere e morire, per essere strappata «dal girotondo della vita» come si legge sulla lapide nel parcheggio.
Le persone indagate per la strage di Sant'Anna potrebbero essere davvero molte e i tempi della verità dipendono in gran parte da quanta collaborazione la Repubblica tedesca darà nell'indagare rapidamente sui nominativi indicati.
Per questo - ha sottolineato Carlo Carli - la politica ha un ruolo preciso in questo viaggio nella memoria.
Carli ha inviato ieri pomeriggio un telegramma al presidente del Senato Marcello Pera in cui si chiede di fissare, subito dopo la pausa estiva, i tempi per una rapida approvazione del progetto di legge per l'isittuzione della commissione d'inchiesta sulle cause dell'occultamnento, nell' "armadio della vergogna" di 695 fascicoli relativi ai crimini nazifascisti in Italia.
Commissione che può diventare «strumento di sostegno nella ricerca della verità rispetto al lavoro che la magistratura sta portando avanti».
Per sapere - spiega l'onorevole Carli - «cosa ha impedito di celebrare i processi e trovare i colpevoli quando era più facile, piegando invece la giustizia alla ragion di Stato e mortificando le vittime e i loro familiari».
Superstiti e parenti delle vittime hanno ricordato ieri la strage di Sant'Anna di Stazzema, compiuta dai nazisti il 12 agosto del 1944.
Da parte sua il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha inviato al sindaco di Stazzema Gian Piero Lorenzoni, un messaggio nel quale si sottololinea come «...
Questo anniversario riunisce, nel ricordo e nella riflessione su quei fatti drammatici, la generazione che riscattò, con la forza del proprio animo, la dignità e l'onore della Patria e quelle che sono cresciute in un'Italia restituita alla libertà.
La memoria storica è un dovere.
Trasmettere il monito di quelle terribili vicende è il modo migliore per rafforzare, soprattutto nei giovani, la consapevolezza dei valori della libertà e della giustizia».
Anche il Presidente della Camera Casini, ha inviato al sindaco un messaggio nel quale si dice «che l'eccidio costituisce una parte importante della memoria della nostra storia di dolore e di riscatto, che tanti civili hanno vissuto per poter riconquistare la libertà e insegnare i valori della democrazia alle generazioni future».


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