dal giornale "il Tirreno" del 13 febbraio 2002

Dobbiamo coltivare la memoria di un passato di sopraffazione

Ivo Giuseppini Comandante partigiano Massa

PIETRASANTA.
Veniamo al sindaco di Pietrasanta Massimo Mallegni e alla vicenda del busto di Mussolini nel suo studio.
Il soggetto non può interessare me: non sono un medico e non sono un esperto di avanspettacolo.
Questo sindaco di Pietrasanta non ha trovato di meglio che farsi collocare nel suo ufficio un busto di marmo di Benito Mussolini col pretesto di doverlo attentamente ammirare vantandosi che si tratta di un «recupero di un'opera d'arte».
Ipocrisia di un sindaco di Pietrasanta, Massimo Mallegni che sa bene quello che si fa rinverdendo un simulacro ormai ammuffito: sa di lanciare una provocazione non solo personale, «da pseudonimo socialista», all'assetto ideologico, culturale e politico della nostra Costituzione Repubblicana, nata dalla Resistenza e dal collante antifascista, costata un alto prezzo di sangue durante la Lotta di Liberazione anche in tutta la nostra Versilia.
Ricordiamo i nomi di Sant'Anna di Stazzema e Molino Rosso a Bardine di San Terenzo, che di quella lotta sono la profonda e sanginosa testimonianza.
A quel Benito Mussolini che nell'autunno del 1938 adottò una serie di norme che sarebbero passate alla storia come «leggi razziali» scrivendo una delle pagine più odiose e vergognose nella vicenda dei totalitarismi che ha largamente e crudelmente caratterizzato la prima metà del secolo scorso.
È, in una parola, una specie di condanna alla morte civile.
Fu l'Olocausto di migliaia e migliaia di nostri connazionali.
Le loro colpe erano di essere oppositori politici, soldati nemici, ebrei, testimoni di Geova, zingari, diversi e pertanto arrestati, seviziati e poi spediti nei campi di sterminio dove respirarono la morte per anni o morirono con lo Cyclon B per poi finire nei forni crematori e nelle fosse comuni.
A quel Benito Mussolini consenziente e silente che in data 14 ottobre 1943 permise che il Friuli Venezia Giulia fosse strappata dall'Italia e ammesso definitivamente al Terzo Reich Tedesco di Hitler nel nome di Adiatisches Kustenland.
Come fa un sindaco non fascista (?) e già, come asserisce «con le sue ferme tradizioni socialiste alle spalle» a dimenticarlo?
E ne quel sindaco che potrebbe trovare rifugio nel revisionismo storico selvaggio che imperversa, se non dimenticando d'essere il rappresentante primo di un comune, cioè di una della cellule portanti della nostra democrazia.
Nostra: di quella di cui si parla nella Costituzione.
Costituzione da rispettare da parte di tutti, e di far rispettare da chi ha autorità a farlo, abbandonando i colpevoli, antidemocratici, pericolosi lassismi.
Quindi con il trascorrere del tempo, più forte deve essere in noi tutti il dovere della memoria per lasciare ai più giovani un insegnamento di verità che preservi la società del futuro, della quale essi saranno i protagonisti, da ogni ideologia che si ispiri all'intolleranza, alla sopraffazione all'odio razziale.

indietro