dal giornale "il Tirreno" del 12 febbraio 2002

Stazzema contro il rientro dei maschi Savoia in Italia

LIVORNO.
Niente di umano potrebbe pareggiare il conto.
E dunque dalle ceneri dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema risorge la voglia di pace, giustizia, tolleranza.
Questo il messaggio portato da alcuni studenti della scuola media «Martiri di Sant'Anna», che hanno accompagnato il sindaco dello stesso comune, Gianpiero Lorenzoni, in visita a Livorno, in occasione de «Il Giorno della Memoria».
La delegazione di Stazzema è stata accolta dal vicesindaco di Livorno, Paola Bedarida nella Sala delle Cerimonie del Comune, dopo una visita alla Comunità Ebraica.
Il «filo della memoria», quindi, si allunga con la testimonianza dell'orrore che il 12 Agosto 1944 vide protagonista Sant'Anna con il genocidio di circa 560 civili, per lo più donne, anziani e bambini.
Sant'Anna è l'angosciosa conferma delle drammatiche conseguenze di dottrine stravolte che hanno portato alla stesura di un'altra pagina triste e dolorosa della storia dell'umanità, rappresentata dalla persecuzione Ebraica.
Anche il rabbino capo Toaff era a Stazzema il giorno dell'eccidio, ma fortunatamente riuscì a salvarsi.
«Abbiamo il dovere di ricordare queste stragi, le loro vittime civili.
Ma soprattutto noi adulti abbiamo il dovere di far arrivare alle nuove generazioni la memoria di questi fatti, proprio perché non si ripetano mai più - afferma il sindaco di Stazzema- Nel 1994, per il 50º anniversario dell'eccidio, il poeta Mario Luzi ha scritto per noi l'Appello di Pace.
Adopereremo la massima dedizione per far conoscere la memoria di questi fatti ai giovani e auguriamo che Stazzema possa presto diventare luogo di confronti e dialoghi per la pace».
Paola Bedarida sottolinea l'importanza che rivestono i giovani: «Loro rappresentano la nostra speranza.
La speranza che quello che si sta facendo perché questa memoria non vada persa, possa lasciare qualche traccia».
La delegazione di ragazzi lancia il messaggio di pace: «Possano tutti i popoli di questa terra riscattare la propria dignità umana nel percorso di una vita fatta di pace con sé stessi e con gli altri, nella condivisione di ogni ricchezza, materiale e morale».
Alla domanda «Che cosa ne pensate del possibile rientro dei Savoia in Italia?», il sindaco e la vicesindaco si sono trovati d'accordo nella risposta: «E' noto che nel Giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana, su cui i Savoia hanno giurato, non si è parlato delle Leggi razziali che anche loro firmarono.
Sembra assurdo che il Parlamento possa stendere veli, in questo caso non pietosi, ma di dimenticanza su una fondamentale costruzione storica.
La speranza, se alla fine i Savoia verranno fatti rientrare, è che, finite le celebrazioni del rientro, coloro che ci guidano comincino a prendere coscienza di questa dimenticanza».

Francesca Suggi

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