dal giornale "la Nazione" del 13 aprile 2002

IL CASO/Dopo l'annuncio dell'inchiesta sull'eccidio

Stazzema non perdona "un orrore incancellabile"

di Rossella Battista

Sant'Anna di Stazzema

Una manciata di case sparse nel bosco, sul fianco della montagna: per trovarla, Sant'Anna, va cercata.
Ed è cambiato poco da allora: oggi ci vivono neanche trenta persone contro il migliaio di allora, ma in più c'è quell'Ossario in cima alla montagna che ricorda l'eccidio del 12 agosto del '44. "Basterebbe che Sant'Anna venisse ricordata come viene fatto per Marzabotto o le Fosse Ardeatine.
E invece tutte le volte abbiamo dovuto bussare, chiedere, invitare.
Sandro Pertini non riuscì a raggiungere l'Ossario perchè il sentiero era troppo ripido e lui era malato.
Scalfaro e Ciampi invece all'Ossario ci sono stati, perchè alla fine è stata fatta la strada, ma Scalfaro non venne in occasione della ricorrenza.
Eppure mai in nessun posto come a Sant'Anna sono state uccise 560 persone inermi nel giro di appena quattro ore".
E' stanca Leopolda Bartolucci.
E un pò scettica sull'esito dell'annunciata inchiesta.
Per tutti e da sempre è la custode del museo.
Nel '44 aveva 11 anni, perse suo padre che fu fucilato nella piazza del paese insieme ad altre duecento persone, lei si salvò solo perchè quella mattina era a Valdicastello.
Ma è lei che s'assunse il compito di riconoscere i bambini.
"Ne ho contati 114 al di sootto dei 16 anni, ma per 17 mi fu impossibile trovare foto.
Ma non chiedetemi di perdonare, ne hanno fatte troppe".
Un lavoro durato due anni e finito con un dipinto che ora racconta, insieme con altri, il giorno del massacro.
"Cosa chiederei oggi a quei tedeschi? Chiederei solo perchè".
Gia'. Da 58 anni è la domanda che assilla ognuno dei sopravvissuti.
Perchè Sant'Anna fu un massacro senza movente: non c'era motivo di rappresaglia, c'erano i partigiani che combattevano in montagna, come dappertutto.
"Spero che quest'inchiesta serva finalmente a fare chiarezza.
Vorrei conoscere la verità.
Sì, mi aspetto questo dall'armadio - ammette mario marsili, figlio della medaglia d'oro Genny - Se ho perdonato? In parte sì, ma è passato così tanto tempo".
L'annuncio dell'inchiesta riapre un dolore mai lenito ma i santannini, montanari forti e discreti, non si lasciano andare ai facili entusiasmi.
"Certo che ci fa piacere di conoscere la verità - ammette carlo Gamba - ma ce la faranno?".
nel suo negozio di alimentari che è anche posto pubblico ritrovo bar del paese, la giornata è corsa via tranquilla: l'annuncio dell'apertura dell'inchiesta e di una verità che alla fine verrà fuori non fa l'effetto che avrebbe fatto se fosse accaduto un pò di anni fa".
"Ma io non perdono - dice aspro Luciano Antonucci che al tempo aveva 9 anni - proprio non ce la faccio.
Mi hanno ammazzato la mamma e la mia vita è stata stravolta".
Chi era bambino oggi è anziano e la rabbia ha lasciato posto al dolore sordo, anche quello di essere stati a lungo accantonati dalle istituzioni.
Ma c'è anche chi alla fine ha perdonato, ma non vuole dimenticare, come Enrico Pieri che al tempo aveva solo 10 anni.
"Vedo che vengono qua a Sant'Anna tanti giovani tedeschi e credo che questo sia la cosa più importante: non dimenticare per non ripetere.
Quando vedo questi ragazzi penso che i nostri morti forse non sono morti invano.
Ora è bene fare chiarezza, scoprire la verità.
Ma di vero ci sono stati solo dei morti inermi, donne, bambini e vecchi".

Quel giorno io c'ero

testimonianze di alcuni sopravvissuti: Ennio Bazzichi, Enrico Pieri e Mario Marsili

I dubbi sul massacro

Ma perchè proprio Sant'Anna? C'è chi sospetta un malinteso sorto coi partigiani, che avrebbero garantito, senza poi darla, protezione.
Si spiegherebbe il fatto che nessuno scappò.
"Ufficialmente però questo non è mai emerso - spiega la storica Eva Imbrenda, che gestisce la biblioteca del museo - Si è parlato di un manifesto sullo sfollamento e sull'invito dei partigiani a restare.
Speriamo che l'inchiesta lo chiarisca".

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