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"
Ricordate sempre che se è successo una volta può succedere ancora
"... |
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scriveva
Primo Levi, e il Monumento Ossario di Sant'Anna è sulla vetta del Colle
di Cava a ricordarci le nefandezze del nazifascismo |
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a
cura di Osvaldo baglini |
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intervista
a Enio Mancini, sopravvissuto
alla carneficina |
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Per
non dimenticare |
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Sant'Anna,
12 agosto 1944 |
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Non avevo
ancora compiuto sette anni all'alba di quello splendido sabato estivo; niente
faceva presagire ai circa quattrocento abitanti di Sant'Anna e agli oltre mille
sfollati che si trattasse di un cupo giorno di terrore e di morte, il giorno del
massacro di cinquecentosessanta vittime innocenti, delle quali circa centocinquanta
erano bambini sotto i quattordici anni. |
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Mio padre
aveva scorto le colonne naziste che scendevano dai passi montani sui borghi di
Sant'Anna. |
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Prima di
andare a nascondersi con gli altri uomini nel bosco, ci svegliò e ci invitò
a mettere in salvo la nostra "roba". |
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Pensavamo
si trattasse di un rastrellamento e temevamo l'incendio delle nostre case, come
era avvenuto nel vicino paese di Farnocchia. |
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Nessuno immaginava
che donne, vecchi e bambini avessero a subire violenze. |
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Poco dopo
ecco entrare in casa un gruppetto di S.S., indossavano la tuta mimetica, erano
armati fino ai denti e portavano l'elmetto sul capo; notammo che due nascondevano
il volto con una specie di maschera e parlavano come noi. |
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Ci buttarono
letteralmente fuori, non permettendoci di prendere nemmeno gli zoccoli e, mentre
alcuni con strani attrezzi che lanciavano lunghe lingue di fuoco incendiavano
la casa, altri ci condussero sull'aia che dominava il borgo di Sennari. |
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Lì
trovammo già molte persone, ci addossarono contro un muro di una casa e
iniziarono ad installare, su un poggio sovrastante, degli strani attrezzi, tipo
treppiedi. |
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Qualcuno
cominciò a piangere e ad implorare per la disperazione; una vecchina, forse
per ingenuità o per sdrammatizzare il momento, disse di non preoccuparci
che forse stavano per farci una fotografia. |
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Quando anche
la mitragliatrice fu montata e lo sgomento e la paura erano ormai generali, arrivò
nell'aia un ufficiale tedesco, forse un generale, che impartì degli ordini
in tedesco: "Raus... Valdicastello", ripeteva. |
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Le spregevoli
belve con il volto mascherato tradussero: l'ordine era quello di scendere verso
Valdicastello. |
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Al
nostro nucleo familiare si erano aggiunti la nonna materna, la zia e gli altri. |
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Scendendo,
passammo davanti alle nostre case, ormai quasi completamente incendiate (si udiva
ancora il muggito della mucca rimasta intrappolata nella stalla). |
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Decidemmo
di non ubbidire all'ordine di scendere a Valdicastello, ma di nasconderci nei
pressi, con la speranza di poter fare presto ritorno alle nostre case per salvare
il salvabile. |
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Ci nascondemmo
in un anfratto naturale che si trovava nella selva, duecento metri sotto casa. |
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Dopo circa
mezz'ora si udirono quelle voci gutturali che si avvicinavano al nostro nascondiglio;
lo sgomento fu totale, ci videro, erano una decina, alzammo le mani in segno di
resa. |
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Ci incolonnarono
e ci spintonarono lungo il sentiero che portava verso il centro del paese, verso
la chiesa di Sant'Anna. |
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Malgrado
le pedate e i colpi coi calci dei fucili nella schiena, si riusciva a procedere
molto lentamente. |
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Alcuni, infatti,
erano scalzi ed il sentiero era pieno di rovi e ricci di castagno. |
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Ad un certo
punto decisero di proseguire (sembrava avessero molta fretta), lasciando di guardia
un solo soldato che, nel frattempo, si era tolto l'elmetto dal capo; era molto
giovane, quasi un adolescente e non ci faceva più tanta paura. |
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Quando il
gruppo dei tedeschi scomparve dalla nostra vista, il giovane soldato comincio'
ad impartirci degli ordini, che non capivamo, ma ci faceva anche dei gesti eloquenti. |
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Questi si'
erano facilmente intuibili: ci diceva di tornare velocemente indietro. |
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Salimmo
il ripido pendio, si udì una scarica di arma automatica che ci fece trasalire,
ci girammo di scatto temendo che ci stesse sparando addosso ed invece imbracciava
il fucile verso l'alto e sparava verso le fronde dei castagni. |
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Si continuò
a salire verso Sennari, mentre sul versante opposto, verso la chiesa, si udivano
in un frastuono generale crepitio di spari, scoppi di bombe, tetti di case che
crollavano, lamenti di animali che stavano bruciando vivi nelle stalle e poi si
scorgeva il fuoco ed il fumo nero che proveniva da ogni direzione, da ogni borgo
del paese. |
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Non ci rendevamo
però conto di tutto quello che realmente stava accadendo. |
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Giungemmo
a casa poco prima delle dieci e tutti ci adoperammo per salvare dal fuoco quella
parte non ancora completamente distrutta. |
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Ci sembrava
cosa gravissima aver perso gran parte della nostra roba e soprattutto la mucca
che, in quel periodo, ci aveva permesso di sopravvivere. |
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Verso le
cinque del pomeriggio, però, la tremenda notizia. |
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Un giovane
della borgata, allontanatosi al mattino con gli altri uomini per nascondersi nei
boschi e che, al ritorno, aveva attraversato il centro e gli altri borghi, arrivo'
a Sennari urlando, sembrava impazzito: "Una strage! Sono tutti morti! Sono
bruciati!" ripeteva |
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Lasciammo
le nostre case che ancora fumavano per correre verso il centro, verso la chiesa. |
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Ogni gruppo
andava là dove abitavano i propri congiunti, i propri parenti. |
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Passammo
al "Colle". |
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Ne avevano
uccisi diciassette (una ragazza, ferita, ed un uomo anziano si erano miracolosamente
salvati sotto il cumulo dei cadaveri). |
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Arrivammo
alle "Case" dove abitavano i nostri parenti: cadaveri sparsi dappertutto, rovine,
fuoco e i pochi sopravvissuti impietriti dal dolore. |
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In una casa,
sventrata dal fuoco, su una trave che ancora ardeva - incastrata - una rete di
un letto e sopra tre corpi quasi completamente consumati. |
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Al nero dei
tessuti carbonizzati faceva contrasto il bianco dello scheletro; uno dei corpi
era piccolo, il corpo di un bambino. |
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E poi l'odore
acre, intenso, della carne arrostita. |
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Una nonna,
per fortuna, riprese noi bambini per riportarci verso Sennari. |
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Avevamo visto
molto, troppo per la nostra tenera età. |
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Una esperienza
drammatica che segna per sempre un'esistenza, ma comunque meno tragica di altri
giovani ragazzi sopravvissuti nell'eccidio che, feriti o incolumi, videro massacrare
i propri cari. |
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Poi
ci fu il dopo, ma quella è un'altra storia. |
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