Una storia da fare

Sugli eccidi nazisti insabbiati

di Giovanni Cipollini

articolo estratto dal sito l'Antifascista

Il 25 e 26 maggio 2001 si è svolto a Pietrasanta, presso il Centro Culturale "Luigi Russo", il convegno di studi storici Per una storia da fare, l'eccidio di Sant'Anna di Stazzema - 12 agosto 1944, organizzato dal Comune di Stazzema e dal Comitato Onoranze ai Martiri di Sant'Anna con il patrocinio della Regione Toscana.
Nel corso dei lavori docenti universitari, studiosi italiani e stranieri hanno discusso sulla dinamica, sul contesto storico e sulle responsabilità del tragico evento di 57 anni fa.
Dopo gli interventi di saluto del Sindaco di Stazzema Gian Piero Lorenzoni e dell'Assessore della Regione Toscana Marco Montemagni,
il Sottosegretario ai Beni Culturali on. Carlo Carli ha illustrato l'attività parlamentare che ha portato all' "Indagine conoscitiva sui crimini di guerra del 1943-45", su proposta della Commissione Giustizia della Camera, premessa necessaria per la nomina di una Commissione d'inchiesta parlamentare.
Il prof. Lutz Klinkhammer dell'Istituto Storico Germanico di Roma, autore di importanti studi sull'occupazione tedesca in Italia ha rimarcato come in Italia la ricerca storica sui crimini nazisti sia negativamente condizionata dal fatto che ancora oggi gran parte della documentazione non è stata messa a disposizione degli storici tanto che essi devono recarsi negli archivi americani, inglesi e tedeschi.
Un vincolo che ha praticamente impedito di giungere all'individuazione delle responsabilità degli esecutori delle stragi.
Klinkhammer ha evidenziato anche come recenti studi abbiano fatto crollare il "mito della Wermacht", ritenuta estranea ai crimini di guerra, la cui responsabilità è sempre stata addebitata esclusivamente alle SS.
L'esercito tedesco fu invece parte attiva e cosciente nelle atrocità nei confronti della popolazione nei paesi occupati.
La prof.ssa Daniella Gagliani dell'Università di Bologna ha trattato le responsabilità della Repubblica Sociale italiana negli eccidi avvenuti in Italia negli anni 1943-45, evidenziando come i fascisti di Salò reclamassero un ruolo più incisivo nella repressione del movimento partigiano e del supporto fornitogli dalla popolazione civile.
Furono in particolare i reparti delle Brigate Nere ad applicare le misure più spietate contro i civili nell'ambito della lotta contro i "sicari" (partigiani) ed i "complici dei sicari" (popolazione).
Il prof. Paolo Pezzino, direttore del Dipartimento di Storia dell'Università di Pisa, ha ricostruito il contesto storico nazionale, nel cui ambito maturarono gli eccidi dell'estate 1944, soffermandosi in particolare su quelli avvenuti nella Toscana nordoccidentale e ha evidenziato come anche la strage di Sant'Anna rientri nella logica della "strategia del terrore" che i nazisti attuarono per fare "terra bruciata" intorno alle formazioni partigiane al fine di allestire, nel miglior modo possibile, le posizioni difensive della Linea Gotica.
Pezzino ha sottolineato come anche per l'eccidio di Sant'Anna l'archiviazione delle inchieste e l'inaccessibilità della documentazione abbiano impedito una tempestiva individuazione dei responsabili.
Steffen Prauser, ricercatore dell'Istituto Storico Europeo, ha trattato gli aspetti giuridici dei crimini di guerra soffermandosi sulla legislazione di guerra e sui trattati internazionali, rivelando come i nazisti abbiano invocato, a giustificazione dei loro crimini, il legittimo uso della rappresaglia ricorrendo ad un'interpretazione strumentale delle Convenzioni de L'Aia del 1997 e del 1907; intervento, ha precisato Prauser, che mai avrebbe dovuto colpire non solo la popolazione civile, ma nemmeno i loro beni e proprietà.
Il prof. Giovanni Contini della Sovrintendenza Archivistica della Toscana è intervenuto sul rapporto tra opinione pubblica ed eccidi nazifascisti.
Alla luce dei suoi studi sull'eccidio di Civitella Val di Chiana (Arezzo), ha illustrato i meccanismi della "memoria collettiva" di simili eventi e come nei superstiti nasca un irrefrenabile bisogno di individuare un capro espiatorio, spesso indicato nel movimento partigiano che, per piccole comunità isolate della montagna e delle colline, era considerato come elemento presente ma, nello stesso tempo, esterno alla comunità.
Il prof. Michele Battini della Scuola Normale di Pisa ha posto al centro del suo intervento le fonti per valutare le motivazioni della "guerra ai civili" condotta dai nazifascisti.
Dopo aver ricostruito gli ordini e le disposizioni dei comandi tedeschi che scatenarono la feroce persecuzione di vecchi, donne e bambini, Battini ha esaminato l'operato della 16^ SS Panzer Grenadier Division che seminò il terrore nelle province di Pisa, Lucca e Massa Carrara.
Lo studioso ha rimarcato come ci fosse perfetta sintonia tra gli alti comandi e quelli locali e come questi godessero di una certa autonomia operativa, elemento che il feldmaresciallo Kesselring, nel processo a suo carico, cercò di addurre a prova della sua mancata conoscenza dell'accaduto.
Toni Rovatti, ricercatrice di Bologna, ha esposto i risultati di una lunga indagine sulla "memoria interna" della comunità superstite di Sant'Anna.
Nell'immediato dopoguerra c'era un netto contrasto tra la "memoria interna" dei sopravvissuti, che si sentivano vittime innocenti di eventi bellici da loro non voluti, e quella "esterna" dell' Anpi versiliese e delle istituzioni, che tenevano a esaltare figure e momenti della tragica vicenda considerandoli veri simboli della Lotta di liberazione.
Con la seconda generazione dei familiari delle vittime la "memoria interna" della comunità di Sant'Anna si è modificata e le vittime di una tragedia sono divenuti "martiri della Libertà", e componenti significative della lotta contro i nazifascisti.
Joachim Staron della Freie Universitat di Berlino ha ricostruito i procedimenti penali a carico dei criminali nazisti, responsabili delle atrocità commesse in Italia nel 1943-45.
Le inchieste della Commissione americana e del Servizio investigativo britannico nell'immediato dopoguerra, il processo al generale Max Simon, comandante della 16^ SS Panzer Grenadier Division, svoltosi a Padova nel 1947, e quello al maggiore Walter Reder, celebrato a Bologna nel 1951, sono stati ricostruiti in modo rigoroso e puntuale.
Staron ha evidenziato anche gli ostacoli incontrati dai magistrati e dagli inquirenti per le difficoltà oggettive degli anni del dopoguerra e per i continui condizionamenti politici.
La seconda giornata del Convegno è stato aperto da Enio Mancini, direttore del Museo Storico della Resistenza di Sant'Anna di Stazzema, che ha ricostruito l'attività svolta nel dopoguerra per conservare e valorizzare la memoria dell'eccidio attraverso i momenti più significativi: la costruzione del Monumento Ossario, la costituzione dell'Associazione Martiri di Sant'Anna, la concessione della Medaglia d'Oro al Valor Militare al Comune di Stazzema per la Versilia, la proclamazione di Sant'Anna di Stazzema Centro regionale della Resistenza, la legge regionale che ha dato vita al Comitato per le Onoranze e la legge istitutiva del Parco nazionale della Pace a Sant'Anna di Stazzema, approvata recentemente dal Parlamento.
Kerstin Von Lingen, ricercatrice presso l'Università di Tubingen, ha posto al centro del suo intervento il processo al Feldmaresciallo Albert Kesselring, celebrato a Venezia nel 1947, conclusosi con la condanna a morte, poi commutata all'ergastolo, quindi con la scarcerazione dopo pochi anni di carcere.
Una vicenda che testimonia il clima maturato in Europa tra la fine degli anni quaranta e l'inizio degli anni cinquanta.
Già allora c'erano elementi sufficienti per conoscere le responsabilità nell'eccidio di Sant'Anna, ma in parte per la scarsa collaborazione tra i servizi investigativi alleati, in parte per i loro dubbi sulla legittimità e la capacità dell'Italia di istituire processi ai criminali nazisti, queste non vennero appurate.
Il prof. Giovanni Cipollini, vicepresidente del Comitato Onoranze ai Martiri di Sant'Anna di Stazzema, ha ripercorso le fasi dell'accesa polemica sorta in seno all'opinione pubblica versiliese sulle responsabilità della strage del 12 agosto '44.
Ha messo in evidenza gli attacchi rivolti ai partigiani sulla base di un manifesto contenente l'esortazione alla resistenza passiva da parte della popolazione, usato in modo distorto e tendenzioso da quanti erano e sono intenzionati a gettare discredito sulla Resistenza nel tentativo di riabilitare moralmente e storicamente il fascismo.
Cipollini ha poi dimostrato l'infondatezza di alcuni luoghi comuni su circostanze e protagonisti della tragica vicenda.
Carlo Gentile, consulente storico del Tribunale Militare di La Spezia ed autore di ricerche negli archivi militari tedeschi, ha ricostruito l'organico, le operazioni, le caratteristiche della 16^ SS Panzer Grenadier Division, soffermandosi in particolare sul 35° reggimento, che effettuò l'eccidio di Sant'Anna.
Particolarmente minuziosa è stata la ricostruzione del curriculum del suo comandante, capitano Anton Galler, e degli altri ufficiali che ebbero un ruolo di primo piano negli eccidi perpetrati nell'estate del 1944.
Il dottor Franco Giustolisi, giornalista del settimanale "L'Espresso", ha parlato del cosiddetto "armadio della vergogna", vale a dire dei fascicoli riguardanti le indagini sui 695 crimini di guerra nazifascisti avvenuti in Italia, occultati in un armadio presso il Ministero della Difesa, e rinvenuti solo nel 1994.
Giustolisi ha ripercorso le fasi che portarono alla loro "archiviazione provvisoria", formula giuridicamente inesistente, soffermandosi sulle responsabilità della classe politica italiana degli anni cinquanta, che, in piena "guerra fredda", per favorire l'inserimento della Germania nella Nato e per non concedere l'estradizione a militari italiani accusati di analoghi crimini di guerra nei Balcani ed in Unione Sovietica, nascose alla giustizia i documenti per individuare gli autori degli eccidi avvenuti nel 1943-45.
Giustolisi ha, poi, illustrato le iniziative assunte dal "Comitato per la Verità e la Giustizia sulle stragi nazifasciste", costituito a Stazzema nel settembre 2000, con l'adesione di molti Comuni italiani.
Cristiane Kohl, giornalista del quotidiano Suddeutesche Zeitung, ha illustrato l'atteggiamento tenuto in Germania dalla Giustizia e dall'opinione pubblica nei confronti dei criminali nazisti, dedicando particolare attenzione alle circostanze che portarono all'archiviazione di molti procedimenti penali.
Ha ripercorso le fasi della sua inchiesta giornalistica che ha portato all'individuazione di alcune SS, ancora in vita, che presero parte alla strage di Sant'Anna.
La Kohl ha anche evidenziato la scarsa determinazione mostrata dal governo italiano nel corso degli anni a far luce sui responsabili dei crimini di guerra, commessi sul proprio territorio.
Il Sindaco di Stazzema ha proposto al folto pubblico presente un "Manifesto appello per la verità e la giustizia sulle stragi nazifasciste", approvato e sottoscritto all'unanimità, con l'intento di diffonderlo in tutta Italia.
Il prof. Marco Palla dell'Università di Firenze ha tratto le conclusioni dei lavori del convegno sottolineando il notevole livello delle relazioni e i molteplici temi evidenziati ed affrontati.
Particolarmente significativa ha giudicato la presenza di numerosi relatori tedeschi che testimonia l'interesse che suscitano anche in Germania gli eccidi nazifascisti e, in particolare, quello di Sant'Anna.
Palla, oltre ai significativi risultati sul piano della ricerca storica, ha messo in risalto la problematica relativa alla ricerca dei responsabili ed ai condizionamenti interni ed internazionali che hanno impedito che i colpevoli fossero smascherati e assicurati alla giustizia.
Ha concluso augurandosi che la pubblicazione in tempi brevi degli atti del convegno offrirà a studiosi, ricercatori e studenti una concreta possibilità per conoscere e approfondire un periodo tanto importante della storia contemporanea.


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